“Macerata è diversa da tante altre belle e antiche città italiane. Ha qualcosa in più: aiuta a pensare. Lungo le sue strade strette e difficili, quasi tutte in salita, si respira una buona aria culturale. Costretti a camminare i cittadini di Macerata non possono mandare in vacanza il cervello come avviene a chi deve fare i conti solo coi pedali del freno e della frizione.” Candido Bonvicini

Sono ormai lontani nel tempo i luoghi di queste foto, perchè in questa estate da girovaghi, decine di piazze sono passate sotto le nostre scarpe e non so quanti bei quadri davanti agli occhi.

Ero partita dall’idea di fare tutto per bene, ovviamente: ogni città un post, ogni post una trentina di foto scelte e ogni foto i suoi riferimenti…ma poi come al solito è andato tutto in vacca e nemmeno me ne stupisco.

Ho centinaia e centinaia di foto da spulciare (ma perchè ne faccio così tante mi chiedo ogni volta che metto mano alla scheda di memoria), depliant mescolati, biglietti di ingresso, appunti fuori tema e quindi suppongo che finirò per mettere a frutto il mio dono della sintesi in un post consuntivo e bon, diciamo pure addio alla carriera da blogger di viaggio!

Non so se ve ne siete accorti ma l’estate è finita anche quest’anno.

Qui la sveglia ha ripreso a suonare inarrestabile alle 6.40.
Attilio è rientrato al liceo mentre la matura e patentata principessa macina colloqui di lavoro.

Io riemergo pittosto claudicante da questi mesi senza pioggia in cui ho sperimentato le più alte vette di reazione allergica a tutti i pollini esistenti nel creato.

Rinite, asma, eruzioni cutanee e per ultimo una congiuntivite cattivissima contro cui ancora combatto.

E proprio giacendo inerme, con la pezzuola bagnata sugli occhi, pensavo a D’Annunzio che nelle mie stesse condizioni compose il Notturno utilizzando lunghe strisce di carta che gli consentivano di scrivere servendosi del solo tatto, mentre io più in là dell’ammorbare tutti  coi miei discorsi di noia e malinconie non ho saputo arrivare.

Ma utilissime mi sono state le migliaia di foto mentali scattate negli ultimi mesi perchè non c’è niente di più appagante dell’avere il tempo necessario per fermarsi a ripensare e a riflettere sulle cose belle che si sono viste e che sono intrise di storia, umanità e spesso mistero.

Ora che è praticamente terminata ripenso con grande nostalgia a questa lunga estate, inquieta e malata, che però mi ha concesso di fare tutte le cose che più mi piacciono.

E si tratta di cose così semplici e poco ambiziose che il più delle volte me ne vergogno ma a guardare bene, sono quelle il cui ricordo mi rasserena quando me ne sto involontariamente cieca e immobile.

Come avrete capito dal lungo titolo le immagini di questo post si riferiscono a Macerata che a fronte della conclusione del nostro giro capillare delle Marche (iniziato più o meno vent’anni fa) svetta in cima alla classifica delle città più belle.

Ovviamente i criteri di valutazione sono miei personali e si basano su offerta turistica e museale, cibo, persone, odori e molte altre cose che mi rendono un luogo caro.

Macerata è una città ricchissima di quegli elementi che presi uno per volta regalano belle sensazioni, poi mescolandoli tutti insieme danno vita all’alchimia dell’innamoramento.

Certo…’ste piagge tutte in salita a chi non è abituato un po’ lo prosciugano, però quante meraviglie !

Ho trovato meraviglioso persino il Museo della Carrozza (oggetto a cui credevo di non essere minimamente interessata) che vanta un allestimento ultramoderno con un percorso godibilissimo e interessante.

Insomma, se passate dalle Marche non dimenticate assolutamente di fare una tappa a Macerata!

Per il resto ammetto che attendo con ansia un cambiamento meteo che mi sollevi dalle fatiche delle allergie (e anche da quella di dare acqua ad orto e piante ogni sacrosanto giorno).

Ringrazio lo Stato Italiano per avermi ridato il cinema e Victor Hugo per aver scritto I miserabili.

E infine auspico la venuta di tempi migliori.

Buon rientro a tutti !

“La città più bella d’Italia? San Leo: una Rocca e due Chiese” Umberto Eco

Eccoci qua, io e il mio computer revisionato e sistemato !

Pare fosse un problema di spazi e di memoria che sono stati ampliati e fortunatamente non hanno richiesto azzeramenti o robe simili, quindi ci è stato restituito esattamente com’era, persino con tutte le password al loro posto !

Certo che se durante la gita a San Leo credevo di sentire molto caldo ero proprio un’ingenua e nulla sapevo dell’inferno che presto sarebbe sceso in terra!

Una canicola che ormai ci accompagna da giorni e che mette a dura prova tutta la famiglia.

Fortuna il cinema all’aperto e il gelato !

Ma torniamo a San Leo che è un minuscolo paesino della Romagna dove la storia ha lasciato il segno in più periodi e in modi diversi.

Non è la prima volta che lo visitiamo e rientrare nei musei della sua rocca è sempre un piacere.

Il personaggio più noto passato da queste parti è senza dubbio Cagliostro, una vita avventurosa e straordinaria, conclusasi nel peggiore dei modi, con lui  carcerato in una cella umida e buia da cui solo la morte ha potuto salvarlo.

Ma anche tante “streghe” e persone considerate eretiche che l’Inquisizione torturava e carcerava spesso per sempre.

C’è un’atmosfera molto particolare in questo luogo, testimone di sofferenze terribili.
Credo sia impossibile visitarlo senza sentirsi solidali e vicini a tutti coloro che ingiustamente ne sono state vittime.

L’empatia che assale il visitatore quando si ritrova chiuso in quelle celle minuscole e spoglie, dove qualcuno ha lasciato lo scavo paziente di un nome o di una data, è qualcosa di tangibile e duraturo che resta nei pensieri pronto a riemergere quando capita che le idee si confondano nella ricerca della giusta direzione.

Fortunatamente non solo eventi tristi in questo posto magico ma anche mostre, letture e festival , che negli ultimi anni però sembrano essere diminuiti a vista d’occhio fino a sparire completamente non so per quale assurdo motivo ( suppongo un cambio di amministrazione ).

Quando ero ragazza m’innamoravo perdutamente di tutti i paesini che andavo a visitare e per mesi e mesi sognavo di trasferirmici e di iniziare una nuova e meravigliosa vita a misura d’uomo antico.

Ora sto così bene a casa mia che raramente penso a traslocare ma credo che una trentina di anni fa San Leo mi avrebbe chiamata a gran voce e forse oggi sarei io la signora che dipinge i souvenir circondata da gatti pelosi, sassi e piantine.

Come in tutti luoghi fuori dal mondo e dal tempo c’è anche un filo di misticismo che passa tra i crocefissi, le reliquie e i voti delle vecchie signore morte da tempo.

Poi, sulla via del ritorno, sorpresa !
Le mucche !
Che non vedevo da secoli e secoli e che quasi libere, al pascolo, mi sono sembrate delle creature bellissime!
Una comunità perfetta il cui destino, come mi ha ricordato la figlia vegetariana, è nelle mani di noi criminali mangiatori di bistecche.

E pensare che prima di condividere con lei il racconto di questo mio incontro inaspettato,  io guardandole, avevo pensato solo ed esclusivamente alla bontà del latte e delle mozzarelle e mi ero sentita piena di gratitudine e ammirazione.

Invece niente…il senso di colpa è sempre dietro l’angolo 🙁

A prestissimo
e bevete molta acqua 😉