disabitudini

Il mio di quest’anno è un orto abitato.

E’ iniziata con delle piccole fuoriuscite di terriccio dai cassoni che lo contengono ed io che sono un’ottimista ho pensato fosse per un qualche cedimento del legno, così mi sono limitata a ributtare dentro il tutto e amen.

Poi, annaffiando, mi sono accorta che affioravano qua e là delle vere e proprie voragini e mi son dovuta rassegnare all’evidenza di avere un’inquilina.

Il Capo che è un sanguinario incallito ha subito iniziato a programmare la strage: appostamenti, catture, avvelenamento.

Io invece, che sono una vera mammoletta, non ho potuto fare a meno di immaginarmi questa creaturina morbida e cieca che penserà di aver trovato il suo personale Eldorado nel mio orticello, pieno zeppo di lombrichi, e immediatamente le ho affibbiato un nome (Enrico) e mi ci sono affezionata.

Enrico scava tutto il santo giorno.
Non mangia nulla di ciò che il mio orto produce, ma a giudicare dal repentino calo di produzione, temo che il suo andirivieni dia parecchio fastidio alle radici delle piante.

Con la morte nel cuore nei giorni scorsi mi sono decisa ad acquistare un disabituante per talpe e poi, nonostante le temperature proibitive, mi son messa di buzzo buono a sparpagliare questa magica polverina, il cui odore è incredibilmente simile a quello dell’insaporitore per le patate arrosto.

Suppongo che Enrico si sia fatto una grassa risata e poi ci abbia impanato i suoi vermetti nella mia polvere, perchè per quanto il barattolo sia quasi esaurito, pare non essere avvenuta nessuna disabitudine.

Alla fine abbiamo praticamente instaurato una sorta di convivenza pacifica.

Lui scava i suoi dannati tunnel abbassandomi il livello del terreno e lasciando un fastidioso caos di buchi e mucchietti di terra; io do una superficialissima sistemata quotidana e mi rassegno al disordine.

Alla fine quindi quella che si è disabituata sono io.

A troppe cose mi sono disabituata in quest’ultimo anno, nel bene e nel male.

Le rinunce non mi spaventano mai anzi, sostanzialmente vivo per sottrazioni, ma non posso negare di aver perso un po’ dell’allegria che mi caratterizzava.

Ho bisogno di riorganizzarmi interiormente e la confusione che c’è fuori non aiuta.

Grazie al cielo sono dotata di una volontà ferrea e di una notevole capacità di concentrazione, quindi vado avanti spedita e mi lascio guidare dall’unico punto fermo della mia vita: i libri.

I libri ma anche l’arte, la vita e le esperienze di chi è vissuto prima di me e meglio di me ha saputo affinare il suo pensiero.

Che meraviglia poter seguire il filo dei propri interrogativi ed andare a cercare le risposte là dove tutti sembrano comprenderne l’urgenza.

La privazione ha reso ancora più preziosi i nostri spostamenti fuori regione, che sono timidamente ripresi all’inseguimento di uomini illustri.

Forlì, Ravenna. Recanati.

Nelle foto di questo post potete ammirare la straordinaria perfezione della mostra Dante. La visione dell’arte che si è tenuta ai Musei San Domenico di Forlì.

Una mostra monumentale che ci ha regalato immagini straordinarie.

Tra tutte la mia preferita è stata questa qui sotto.
Piccarda Donati fatta rapire dal convento, di Raffaello Sorbi.

Un dipinto dai toni melodrammatici, dove la disperazione e lo scompiglio investono tutti i protagonisti.
Si tratta di una rappresentazione poco apprezzata dai critici del tempo eppure io l’ho trovata meravigliosa sia nello stile compositivo che nella ricerca di una riproduzione fortemente realistica dei volti e delle mani.
Purtroppo la foto non rende giustizia alla qualità della pittura, quindi se vi capita di visitare gli Uffizi (dove il quadro è conservato) spendete due minuti davanti a questo quadro che è di una modernità impressionante.

Ma ho anche una vita reale, ultimamente fatta soprattutto di sudore e calorie.

Una principessa ha compiuto vent’anni.
(Cosa che mi fa sentire vecchissima ma non ho voglia di pensarci)

Qui a Pesaro sono cominciati gli eventi estivi che oltre agli aperitivi e ai concertini prevedono un sacco di belle letture e a breve piazzeremo i nostri deretani nella decima fila del cinema all’aperto per alzarci poi verso settembre 😉

Non è una buona estate questa per me, troppo caldo.
Spero che la vostra sia migliore!

“Macerata è diversa da tante altre belle e antiche città italiane. Ha qualcosa in più: aiuta a pensare. Lungo le sue strade strette e difficili, quasi tutte in salita, si respira una buona aria culturale. Costretti a camminare i cittadini di Macerata non possono mandare in vacanza il cervello come avviene a chi deve fare i conti solo coi pedali del freno e della frizione.” Candido Bonvicini

Sono ormai lontani nel tempo i luoghi di queste foto, perchè in questa estate da girovaghi, decine di piazze sono passate sotto le nostre scarpe e non so quanti bei quadri davanti agli occhi.

Ero partita dall’idea di fare tutto per bene, ovviamente: ogni città un post, ogni post una trentina di foto scelte e ogni foto i suoi riferimenti…ma poi come al solito è andato tutto in vacca e nemmeno me ne stupisco.

Ho centinaia e centinaia di foto da spulciare (ma perchè ne faccio così tante mi chiedo ogni volta che metto mano alla scheda di memoria), depliant mescolati, biglietti di ingresso, appunti fuori tema e quindi suppongo che finirò per mettere a frutto il mio dono della sintesi in un post consuntivo e bon, diciamo pure addio alla carriera da blogger di viaggio!

Non so se ve ne siete accorti ma l’estate è finita anche quest’anno.

Qui la sveglia ha ripreso a suonare inarrestabile alle 6.40.
Attilio è rientrato al liceo mentre la matura e patentata principessa macina colloqui di lavoro.

Io riemergo pittosto claudicante da questi mesi senza pioggia in cui ho sperimentato le più alte vette di reazione allergica a tutti i pollini esistenti nel creato.

Rinite, asma, eruzioni cutanee e per ultimo una congiuntivite cattivissima contro cui ancora combatto.

E proprio giacendo inerme, con la pezzuola bagnata sugli occhi, pensavo a D’Annunzio che nelle mie stesse condizioni compose il Notturno utilizzando lunghe strisce di carta che gli consentivano di scrivere servendosi del solo tatto, mentre io più in là dell’ammorbare tutti  coi miei discorsi di noia e malinconie non ho saputo arrivare.

Ma utilissime mi sono state le migliaia di foto mentali scattate negli ultimi mesi perchè non c’è niente di più appagante dell’avere il tempo necessario per fermarsi a ripensare e a riflettere sulle cose belle che si sono viste e che sono intrise di storia, umanità e spesso mistero.

Ora che è praticamente terminata ripenso con grande nostalgia a questa lunga estate, inquieta e malata, che però mi ha concesso di fare tutte le cose che più mi piacciono.

E si tratta di cose così semplici e poco ambiziose che il più delle volte me ne vergogno ma a guardare bene, sono quelle il cui ricordo mi rasserena quando me ne sto involontariamente cieca e immobile.

Come avrete capito dal lungo titolo le immagini di questo post si riferiscono a Macerata che a fronte della conclusione del nostro giro capillare delle Marche (iniziato più o meno vent’anni fa) svetta in cima alla classifica delle città più belle.

Ovviamente i criteri di valutazione sono miei personali e si basano su offerta turistica e museale, cibo, persone, odori e molte altre cose che mi rendono un luogo caro.

Macerata è una città ricchissima di quegli elementi che presi uno per volta regalano belle sensazioni, poi mescolandoli tutti insieme danno vita all’alchimia dell’innamoramento.

Certo…’ste piagge tutte in salita a chi non è abituato un po’ lo prosciugano, però quante meraviglie !

Ho trovato meraviglioso persino il Museo della Carrozza (oggetto a cui credevo di non essere minimamente interessata) che vanta un allestimento ultramoderno con un percorso godibilissimo e interessante.

Insomma, se passate dalle Marche non dimenticate assolutamente di fare una tappa a Macerata!

Per il resto ammetto che attendo con ansia un cambiamento meteo che mi sollevi dalle fatiche delle allergie (e anche da quella di dare acqua ad orto e piante ogni sacrosanto giorno).

Ringrazio lo Stato Italiano per avermi ridato il cinema e Victor Hugo per aver scritto I miserabili.

E infine auspico la venuta di tempi migliori.

Buon rientro a tutti !