il mare io credevo di odiarlo.
da sempre mi viene in sogno e si ingoia me, i miei figli e le mie cose.
non c’è volta in cui passandogli accanto io non stringa più forte la mano che mi tiene.
dei mari che conosco io, come di certe angosce oscure, non si vede il fondo.
il mare, e l’acqua in generale, sono la mia paura ancestrale e incontrollata.
forse sono morta annegata in un’altra vita e probabilmente me ne serviranno altre dieci per ristabilire un equilibrio ma ultimamente c’è qualcosa di diverso.
dopo dodici anni di indifferente convivenza mi capita di sentire la nostalgia del suo odore.
l’odore del mare.
e di quel rumore cupo che ti mozza il respiro e ti fa palpitare il cuore.
andare al mare non è più camminare verso l’apice delle proprie ansie ma è l’entusiasmo di trovare preziosissimi frammenti di conchiglia, è scovare il sasso giusto, seguire le impronte di un cane pazzo.
è sentire la paura farsi da parte, per lasciare spazio ad altre emozioni.
non credo potrò mai metterci piede,
ma guardarlo senza sentirmi soffocare mi sembra oggi più possibile.