mare e monti

Avrei ancora qualche tappa del nostro tour estivo con cui ammorbarvi ma vi concedo una pausa per buttare un occhio a questo presente traballante che per certi versi sembra tagliato su misura per me, per altri invece non fa che infilarmi la paura sottopelle.

Cosa c’è di più bello del bosco per le passeggiate autunnali ?

Io e il Capo sabato ci siamo infilati gli scarponi e in quella che era una giornata meteorologicamente spettacolare siamo andati alle Cesane a caccia di funghi fotogenici.

A dire il vero non abbiamo trovato granchè, tanto che ci siamo ripromessi di tornare a breve ma qualche foto l’ho scattata lo stesso.

Temo che l’avanzare dell’età, e il mio conseguente rimbambimento, mi portino a ricercare queste dimensioni un po’ fiabesche e questi luoghi fuori dal tempo per trovarvi un conforto alle brutture del mondo che mai come di questi tempi mi sono sembrate così fitte.

Passeggiare nel bosco, immersi nei profumi delle resine e dei marciumi, concentrati su ciò che il suolo ci mostra e ci nasconde, è una delle cose più rilassanti che si possano sperimentare.

Non fosse per quei pazzi con le mountain bike che filano come forsennati per i sentieri, rischiando di travolgere le anime belle come noi (ma anche per le ragnatele che non vedi e ti si spalmano sulla faccia o per le pozze di fango invisibili o per le zecche che ti attaccano la malattia di Lyme eccetera), il bosco potrebbe essere il paradiso in terra.

Di sicuro molto meglio del mare, dove il distanziamento sociale è difficile da tenere visto che al primo raggio di sole ogni metro quadro si affolla di gente affamata di tepore, aperitivi e spazi per giocare in libertà.

Comunque ammetto che va molto molto meglio rispetto a questa estate e anche se l’acqua continua ad essere il mio elemento sfavorito, di questi tempi una passeggiata in spiaggia la faccio molto volentieri.

C’è tutta una movida pomeridiana, fatta di gente di mezza età che ambisce solo a far due chiacchiere dopo una camminata e bere qualcosa seduti in un bar vista mare.
E considerato l’incredibile numero di locali che la nostra città ha raggiunto, oserei dire che pure questo modo di far girare i soldi è ormai “economia”.

Siamo comunque disposti a rinunciare alla merenda della domenica, non c’è problema, l’importante è che non ci richiudano la scuola perchè lo scugnizzo di casa ci è tornato assai volentieri e rientra a casa carico di cose da raccontare e condividere.

Certo, le lezioni on line ci consentirebbero di posticipare la sveglia ma non c’è proprio paragone col trascinarsi addormentati fino a scuola per poi aprire gli occhi su un mondo fatto di architetture, filosofia e chimica, condiviso gomito a gomito con i compagni.

La nostra fortuna, in questi tempi bui, è quella di non conoscere la noia.
Passare più tempo a casa ci consente di fare un sacco di cose e non ci pesa affatto, perlomeno fin quando ottobre continuerà a regalarci questa luce meravigliosa.

Oltre a sfornare dolci, tirare la pasta e mettere tutti all’ingrasso, continuo a testa bassa il mio ricamo di Alice, dove finalmente ha fatto capolino il Bianconiglio che però non sembra avere uno sguardo molto rassicurante, tutt’altro, ma spero si tratti solo di una mia impressione data dalla parzialità del disegno.

Non paga di tutti i progetti avviati (ebbene confesso di avere per le mani un’altra coperta a crochet) ho messo sui ferri lo Yoga Shawl della Mowry, una missione suicida visto il sonno che mi prende quando faccio la maglia ma sento che uno scialle caldo e avvolgente è ciò di cui avrò bisogno quest’inverno (o il prossimo visto i ritmi che ho preso).

Ho persino impiantato un minimo di orto invernale con finocchi, cavoli cappuccio e bietole.

Nella serra invece, dove per ora ho ricoverato solo le piante più esigenti, tornano a rifugiarsi le ranocchie che tanto mi piacciono e anche qualche mantide.

Per quel che riguarda il nutrimento dello spirito invece sono ancora immersa nelle rivoluzioni ottocentesche, perchè I Miserabili sono un libro infinito da cui non si vorrebbe mai uscire.

Col cinema purtroppo siamo messi malissimo, perchè pur essendo l’unico posto che continuiamo a frequentare con assiduità, devo dire che abbiamo visto una serie di film parecchio bruttini.
Non so se dipenda dal blocco della distribuzione e della produzione ma ho notato la deprecabile tendenza dei recensori ad esaltare oltre l’inverosimile dei prodotti ben al di sotto della mediocrità.

Quindi se avete qualche titolo da suggerirmi ogni consiglio è bene accetto 😉 .

Spero che questo duro inverno che ci attende vi consenta di conservare un po’ di buonumore e quel minimo di serenità che serve per vivere bene.

Io da parte mia cercherò di non perdere mai di vista l’insegnamento del vecchio Oscar (Wilde)

A prestissimo

azimut

La mia casa in inverno è come me.
Un entità in attesa.

Seccume, vuoti, trascuratezze e quell’assenza di verde che la depriva del suo significato.

Fortunatamente è stato un inverno di sole  (anche se a dire il vero non si è scherzato nemmeno col ghiaccio !) che per me è una sorta di farmaco salvavita.

A volte basta che ci sia la luce giusta sulle cose per riportarmi a ciò che sono.

Probabilmente nella mia testa c’è un qualche congegno che funziona ad energia solare.

Mi basta gironzolare per il giardino e pregustarmi la primavera imminente per sentirmi felice.

In serra nel primo pomeriggio si toccano quasi quotidianamente i trentacinque gradi e questo ne fa il luogo ideale dove andarsi a scaldare le ossa.

La cosa buffa è che per quanto io ricerchi una solitudine assoluta e perfetta, non c’è nulla che possa impedire al mio popolo felino di raggiungermi.

E’ sufficiente che mi accucci in un qualsiasi angolo di giardino, fingendomi foglia caduta o pianta silenziosa per veder comparire gatti  da ogni direzione.

I più audaci si avvicinano, gli altri si posizionano in punti strategici e ci scrutano con finta indifferenza.

Suppongo sia questo loro reticolo di sguardi ed energie a reggere il mondo e non c’è giorno che io non sia grata al destino per avermi portata in questo posto così incredibilemente gatto !

Altra scorpacciata di energia me la regalano i primi intrepidi fiori che han fatto capolino qua e là.

Le viole la mattina son praticamente surgelate eppure resistono e profumano anche.

Tra i miei troppi progetti2020 c’è quello di impostare un giardino invernale così che il prossimo anno ci sia una desolazione più contenuta.

Qualche crisantemo, un po’ di ciclamini…sono fiori che non amo particolarmente ma penso sia arrivato il momento per iniziare a farlo.

Dentro casa comunque finisco col cercare le stesse cose che cerco fuori.

Fiori e gatti.

Il mio povero Cogny ( Incognito I ) vive una convalescenza a dir poco regale dopo una disavventura che lo ha visto tornare ferito, spaventato e carico di una puzza immonda alla quale non riusciamo a trovare un rimedio efficace.

Supponiamo sia rimasto chiuso in qualche capanno di contadini ma non riusciamo a spiegarci la provenienza di questo odore stranissimo che ci ha portato in casa.

Gli ho ceduto la mia poltrona-trono pensando si trattasse di una ripresa veloce, invece sembra gli piaccia un sacco giocare al tiranno!

La pietà comunque non mi impedisce di cacciarlo quando la sera è ora di metter mano al telaio.

La mia Alice prende vita giorno dopo giorno, anche se a casa nessuno sembra riuscire ad identificare le figure che fanno capolino sullo sfondo.

– Cosa ti sembra ?- domando io speranzosa a chiunque mi capiti a tiro
– Mmmmmmm ?? …è un frutto ??-
– Ma come un frutto ?! Ma per quale assurdo motivo ti sembra un frutto quando si tratta di un meraviglioso pappagallo ?!!- replico con un filo di isteria

E niente, poi generalmente scatta la rissa e visto che si tratta solo di una perdita di tempo sto cercando di educarmi a far girare di più l’ago e meno la lingua.

Sob.

Fortuna che la dieta la comincio nel duemilaventuno, così posso fare tutti i dolci che mi piacciono un sacco (tipo questo: arancia e semi di papavero dal libro di California Bakery. Per me meglio senza salsa) e mangiarmeli senza rimorsi di coscienza !

E che dire di questi strepitosi ravioli che mi risollevano da tutti i fallimenti del pane.

Ho pensato che forse per trarre gioia dall’impastare potevo buttarmi su qualcosa di più semplice e quindi ho messo mano alla sfoglia, da tirare rigorosamente a mano.

E non è mica così difficile come pensavo.

Per questa mia prima volta ho preferito concentrarmi sulla realizzazione della pasta, quindi ho optato per un ripieno ultra rapido ricotta e pesto e poichè anche l’occhio vuole la sua parte mi sono impuntata ad usare lo stampino rotondo ma oggettivamente crea un sacco di scarto e ruba un sacco di tempo.

La prossima volta farò tutto diversamente ma sento che questo sarà l’anno che mi riporterà in cucina.

Nel bene e nel male.

Proprio per non farmi mancare niente, dopo essermi innamorata di questa coperta trovata su Ravelry ( Battemberg Blanket ) ho deciso di farne una enorme per il mio letto.

Ho forse bisogno dell’ennesima coperta ?
Non credo proprio ma è più forte di me e chi sono io per oppormi a me stessa ?

E’ evidente che avrò un sacco da fare quest’anno!

Se non mi trovate qui sapete dove immaginarmi 😉

A prestissimo