hanami

Avere due ( DUE !) figli adolescenti è un’avventura bellissima.

Certi giorni tocca un po’ cavalcare l’onda,
mentre in altri è bene munirsi di scudo intergalattico e alabarda spaziale per meglio affrontare i loro malumori.

Il vantaggio di questo periodo oscuro della nostra vita familiare è che a me e al Capo capita sempre più spesso di essere soli soletti.

Tanto da poterci persino permettere un’intera giornata di gita fuori porta, con annessa mostra fotografica.

La scelta è ricaduta su Cartier Bresson esposto alla Mole di Ancona.

Una mostra se vogliamo abbastanza costosa rispetto all’offerta ma suppongo si paghi abbondantemente anche la fenomenale location.

Bresson mi piace ( pur non essendo tra i miei preferiti ) per il coraggio che mette nell’immortalare le persone senza mai renderle ridicole o esprimere giudizi.

Adoro lo scatto di quella signora non più giovane, vestita con classe e stesa sulla panchina senza che nulla sia lasciato al caso… cuscino, giornale, bastone a sorreggere le gambe. Sono innegabilmente io tra nemmeno molti anni !

E poi i miei scrittori preferiti, colti dentro una quotidianità che si fatica ad immaginare.

Difetto grosso della mostra è stata la completa assenza di didascalie che soddisfacessero le mille curiosità che ogni foto porta con sè e la dimensione standard e ridotta delle foto.

Non so, forse sono io ad essere noiosa, ma tutte queste fotine uguali e allineate mi han dato l’impressione di una concezione molto vecchia di mostra fotografica.
Una concezione che nell’ultimo decennio è stata ampiamente superata  (per fortuna) e che ha lasciato spazio ad esposizioni più vivaci e coinvolgenti.

Però la Mole è un fantastico nonluogo, ritagliato dentro una città caotica e chiassosa, dove si svolgono decine di attività parallele e sembra davvero impossibile che là dove si è consumata un’immane quantità di dolore e sofferenza possa oggi esserci tanta pace.

Di Ancona ho sicuramente già parlato in qualche vecchio post, quindi perdonatemi eventuali ripetizioni.

Credo sia una di quelle città di cui si dice “bella ma non ci vivrei”.

Ha una viabilità pazzesca e immagino che girare in macchina tra salite, discese e traffico sia una notevole fonte di stress.

Però ci sono tante piazzette, molto verde, bei negozi, cibo ottimo e una buona accoglienza.

La zona del porto è incredibile e non nego che io e il Capo abbiamo passato del gran tempo ad osservare le attività di carico e scarico.
Due anziani al cantiere praticamente !

Non so quanto abbiamo camminato, di sicuro un bel po’, ma non eravamo stanchi per nulla e nonostante questo non sia un periodo spensierato, è stato bellissimo tornare ad essere dei fidanzatini frivoli e scanzonati, anche se solo per un giorno.

Ma è bello anche tornare a casa e trovare un mondo che fiorisce e un ragazzino che ha ancora voglia di giocare con le lumache. Molte piante sono uscite dalla serra e hanno ritrovato il loro posto nel portico, tante altre stanno prendendo vita nel mio semenzaio.

Sono così felice di ritrovare i colori e i profumi della primavera !

A giorni potremo avere l’hanami de casa nostra perchè il ciliegio sembra aspettare solo un’altra giornata di sole per aprirsi e anche il glicine ( la mia passione assoluta ) ha le pannocchie che scalpitano.

Spero che questa stagione gloriosa ci regali tante belle giornate !

A prestissimo

being a mushroom

Finalmente le mie scarpe da bosco sono uscite dalla loro scatola e hanno visto luce e fango.

( Tra l’altro sono così comode che le vorrei mettere ogni giorno per ogni occasione ! )

Giusto un paio di uscite, per rifarsi gli occhi e sgranchire le gambe.

Per modo di dire, visto che rimango impacciata e insicura nonostante l’ambiente mi sia ormai quasi familiare.

Non c’è niente da fare, il richiamo della foresta in me è così forte che per muovermi in modo più agevole dovrei mettermi a quattro zampe !

Jung, lo psichiatra, diceva che il nostro inconscio alla nascita contiene delle impostazioni psichiche innate, informazioni trasmesse in modo ereditario, fin dall’inizio dei tempi e non c’è cosa a cui io creda di più.

Non si spiegano altrimenti questa mia improvvisa e incontenibile passione per la cura delle piante e la curiosità verso gli alberi e tutto ciò che vi cresce sotto.

Suppongo faccia parte del mio percorso di crescita e di ritrovamento.

Ma non posso dimenticare che “il bosco seleziona gli individui più forti e/o intelligenti inghiottendo, senza possibilità di appello,  tutti gli altri, rendendoli così immediatamente utili al ciclo biologico”, ragion per cui mi guarderò bene dall’andarci sola e giammai lascerò il braccio saldo del Capo che pazientemente mi sorregge ad ogni ombra di dislivello.

Una delle cose che mi pace di più dello stare in un bosco è l’incredibile acuirsi dei sensi.

C’è innegabilmente un istinto sepolto dentro di me che, nonostante sia cecata come una talpa, mi permette di vedere ogni singola foglia su ogni singolo ramo e di percepire in modo nitido l’odore della decomposizione che aleggia un po’ ovunque.

Credo sia proprio questa sensazione qui a farmi venir voglia di tornarci, quell’essere presente con tutta me stessa in quello che sto facendo.

Poi ovviamente c’è la magia dei funghi, l’eccitazione di chi li vede per primo, la contemplazione del capolavoro che rappresentano.

Peccato aver trovato solo robetta smangiucchiata.

In vita mia non ho mai assaggiato nessun tipo di fungo ( così come in generale non mangio nulla il cui odore non mi piaccia) e non credo cambierò questa mia abitudine ma mi chiedo se oltre agli assatanati fungaioli col cestino di vimini esistano anche dei “contemplativi” come me, che raspan tra le foglie alla ricerca di miceti che sian solo fotogenici.

Da quando mi sono avvicinata a questo strano mondo del sottobosco, ho scoperto che esistono cose incredibili tipo queste:
e ora lo scopo della mia vita, ovviamente, non può essere che trovarle e fotografarle !

A prestissimo