Non starò a farvela lunga su quanto il meteo stia influenzando il mio umore in questi ultimi giorni e su come il mio mese preferito sia passato nel peggiore dei modi.
Preferisco postare queste quattro brutte foto e dirvi cosa faccio mentre aspetto momenti migliori.
Intanto ho ripreso l’autoproduzione di yogurt con una ricetta trovata in questo libro che parla dei microbiomi e di tante altre manfrine miracolose a cui sinceramente credo poco ma che a volte mi fanno comodo.
Lo yogurt che ho ottenuto è buonissimo e cremoso e questa è già la terza volta che lo faccio senza che ne vada sprecato nemmeno un cucchiaino.
Rispetto a come lo facevo una volta (ovvero mettendo il bidoncino in frigo e versandone la quantità desiderata in un bicchiere) ho adottato il metodo dei vasetti (apposta vendono le yogurtiere già vasetto-munite !) grazie ai quali lo yogurt prende meno aria e non subisce troppi strapazzi, conservandosi più a lungo.
Non so se avete mai sentito l’odore dello yogurt quando è ancora caldo ma vi assicuro che è di un buono irrinunciabile.
La causa di tutta questa pioggia che annega l’Italia invece è probabilmente da ricercare nel mio azzardato tentativo di “fare la pasta”.
Contro ogni mio principio morale che in linea di massima dice: lascia fare a chi sa fare o perlomeno a chi ha visto fare, ho deciso di imparare a stendere la pasta e per una settimana, o forse più, ho letto tutto quello che il web mette a disposizione sull’argomento, ho visto video e seguito dibattiti in gruppi specifici.
Quando ho rotto le mie quattro uova conoscevo a menadito la teoria e devo dire che è filato tutto liscio tanto che mi son stupita di quanto fosse facile.
La pasta aveva una consistenza perfetta e lavorarla è stato addirittura divertente.
Il peggio è venuto quando ho servito le tagliatelle a quelle serpi dei miei figli che hanno sputato le loro sentenze senza alcuna pietà.
E niente, evidentemente l’uso della macchinetta facilita il processo produttivo ma influisce negativamente sul risultato finale in quanto la materia subisce un “lisciamento” della superficie poco gradito ai fini palati dei miei pargoli.
Ma sono stata forte.
Non ho pianto 🙂 e ho subito pianificato le modifiche da apportare per eliminare i difetti.
Speriamo che il secondo tentativo riscuota maggiore successo.
Speriamolo fortissimamente.
Mi consolo con l’ottima produzione del mio orto che oltre a dei bizzarri rapanelli mi ha dato, grazie al clima fresco e ombreggiato, una strepitosa insalata Iceberg.
( perdonate la bassissima qualità delle foto scattate col mio cellulare scrauso )
In un raro pomeriggio di sole mi sono decisa a mettere a dimora i molti fiori che ho cresciuto da seme dentro la serra e che ormai sembravano soffrire nei loro vasetti.
Astri, zinnie, dalie, lupini, fiordalisi…spero di non aver fatto un errore e di potervi mostrare presto una abbondante fioritura.
Di nuovo in giardino c’erano le rose, rosse gialle e rosa ma la pioggia le ha sciupate subito ed ora resta solo un bel tappeto di petali.
Con la scuola siamo agli sgoccioli e a casa c’è tutto un fermento per le consegne di fine anno e i compiti in classe.
Per i ragazzi è stato un anno lungo e faticoso ma pieno di soddisfazioni e cose belle.
L’estate un po’ ci spaventa ma in realtà non vediamo l’ora che inizino queste benedette vacanze !
Io in questo periodo sono molto con la testa dentro ai libri.
Sostanzialmente è il mio metodo per sopravvivere ad un mondo in cui mi ritrovo poco.
Partendo da questa riflessione sul crocifisso, nel giro di poco tempo mi sono ritrovata a leggere l’opera omnia della Natalia Ginzburg a cui non mi avvicinavo da tempi remoti…e niente, sarà la vecchiaia, sarà il malumore, ma io trovo che tutto ciò che uscito dalla penna di questa donna combaci esattamente col mio pensare e il mio sentire.
Ho sempre reputato noioso “Lessico Familiare” e anche ora rileggendolo mi è sembrato zeppo di inutili ripetizioni, ma gli altri romanzi e le raccolte di articoli sono di una semplicità e di una bellezza rare.
Non so come ci riesca ma la Ginzburg, partendo da semplici riflessioni quotidiane, con uno stile asciutto e a tratti brusco è capace di commuovermi fin nel profondo.
Mi basta anche solo a ripensare a certi suoi personaggi ( Michele soprattutto ) o a suo marito Leone perchè mi salga il più malinconico dei magoni.
A titolo informativo vi posso dire che di “Caro Michele” esiste una bella versione in audiolibro letta da Nanni Moretti che ha una voce pastosa e questa cadenza buffa che hanno anche i suoi personaggi e che lo rende davvero piacevole all’ascolto.
Fateci un pensiero per il tempo che si libera con l’arrivo dell’estate.
Per il resto siamo in attesa.
In attesa che il sole torni a scaldarci la pelle le idee.
Non dovrebbe mancare molto.
A presto
♥