corners of my (yellow) home

q3e4q34e3q4quando ero bambina, a poche settimane di distanza dall’inizio della prima elementare, la maestra mandò a chiamare mia madre per dirle che avevo uno strano problema: a sei anni suonati ancora non sapevo disegnare le case.

tutti i santi giorni la maestra voleva disegnassimo case e io invece producevo le più belle tende indiane mai viste sul continente europeo.

non so da dove mi venisse quella cosa di disegnare le case a forma di teepee ma di sicuro ci mettevo una certa dose di impegno perchè ricordo benissimo che le decoravo con moltissimi colori e ricami e vicino ci piazzavo sempre degli animali.

ma alla maestra non piacevano affatto, così il mio papà, nell’unico suo giorno di riposo, si mise di buzzo buono e mi insegnò a disegnare le case.
il tetto rosso, la prospettiva dei muri, le finestre con le tendine, l’antenna della televisione, il comignolo e un bel giardino con un albero e dei fiori.

la maestra mi fece un sacco di feste quando finalmente le feci il disegno che voleva e da quel giorno disegnai centinaia e centinaia di case tutte uguali.

qwcosì si aprì e si chiuse la mia produzione artistica.
048 (2)da tutta una vita invidio moltissimo chi sa disegnare.

quelle bellissime ragazze inglesi che a Firenze girano con gli album da disegno e dal nulla tirano fuori meravigliose architetture a matita.
mio fratello che dipinge benissimo.
le migliaia di artisti bravi e sconosciuti che popolano tante pagine del web.

io, non potendo primeggiare, ho subito dirottato su altro e ho passato anni con la testa sui libri a sognare di scrivere e di sapere quante più cose possibile.

ma questa cosa dei colori e della creatività manuale me la sono sempre portata dentro in un misto di frustrazione e ambizione.

008 (2)042poi la maternità, il cambio di casa, i mutamenti di vita mi hanno regalato tempo e sicurezza e pur non avendo il coraggio di produrre qualcosa di veramente mio, mi sono azzardata a metter mano a carte e colori.

ho avuto una serie infinita di passioni.
il ricamo, lo scrapbooking, il pirografo, la pittura su vetro, il decoupage, il feltro, le chine, l’intaglio del legno, gli origami e mille altre cose ancora.

non appena sentivo di padroneggiare una tecnica mi tuffavo entusiasta in un’altra e poi in un’altra ancora.

012qwqwqwq025la mia casa, oltre al casino generale che vi regna, è abitata da tutte le mie creature alle quali guardo sempre con un certo affetto, anche se sono definitivamente uscita dal periodo passionale che mi ha portato a crearle.

è questo il bello della produzione manuale: l’impatto immediato che ci regala.

le storie scritte bisogna leggerle, inseguirle, pensarle…invece i colori, i materiali e gli oggetti che riusciamo ad estrarne stanno lì davanti ai nostri occhi e ci incantano in modo istantaneo.

o perlomeno così succede a me.

rtr54645in tutti questi anni molti sono stati i progetti troppo ambiziosi e complessi che non sono stata in grado di portare a termine.

tra questi il mio leggendario quadro di Christensen a punto croce.

ertew5454adoro Christensen e amo ogni centimetro di questo lavoro su cui ho passato ore ed ore ad infilare millimetriche crocette.
una volta terminata la sfida del soggetto centrale però, l’idea di tutto il nero che lo circondava mi dava l’angoscia e quindi ho cominciato a trascurarlo.

mia figlia dice che questo quadro le ha segnato l’infanzia perchè è da sempre che gira per casa e che ne parlo promettendo a vanvera di finirlo.

esistono addirittura videotestimonianze in cui giuro solennemente di rispettare astrusi ritmi di riempimento e garantisco l’imminente incorniciatura dell’opera.

probabilmente brucerò all’inferno per tutto questo!

ertertertefatto sta che senza che nessuno mi rinfacciasse l’opera incompiuta, da qualche tempo ho ripreso a metter su crocette e pur non abbandonandomi all’ottimismo credo di potermi permettere qualche entusiastico azzardo.

54545questa volta non posso demordere.
l’implacabile sguardo della nonna mi inchioda al mio dovere !

buona settimana