ho deciso di dividere le mie camminate in due parti.
la prima, di placido riscaldamento, la faccio andando giù fino al canneto portandomi dietro la Zelda, che ogni volta pare entusiasta di accompagnarmi e me lo dimostra trascinandomi dietro ogni gallina che incrociamo.
nella seconda parte invece faccio sul serio e mi sparo a passo spedito tutta la strada che taglia la campagna.
il primo giorno ho commesso l’errore di vestirmi troppo.
arrivata ad un certo punto ho cominciato a cavare un paio degli strati che mi ero messa e ho sperato di non svenire nel niente.
ho proseguito eroica con i livelli di isteria al massimo, sentendo tutti gli elastici stringermi, le ascelle pezzarsi e il cuoio capelluto liquefarsi.
ma ho comunque salutato cordiale e sorridente gli altri camminatori che incrociavo, stupendomi del fatto che non morissero dentro le loro tute di pile e i loro giubbottoni imbottiti.
forse sono io che sono pericolosamente vicina alla menopausa.
il secondo giorno “non mi faccio fregare” mi son detta e ho indossato giusto una canottierina con la felpa leggera.
dopo dieci minuti di pennotti e batter di denti son dovuta tornare a casa per mettermi una maglia e prendere un foulard che mi salvasse la gola.
di già che c’ero ho tirato su anche il Capo e insieme siamo partiti verso il nostro percorso di prevenzione per la vecchiaia.
inutile dire che abbiamo finito col litigare perchè sembra che la mia andatura sia esageratamente energica tanto che invece di chiacchierare amorevolmente e tenermi compagnia il Capo è ammutolito nel tentativo di risparmiare il fiato e non farsi venire una sincope.
ora ha giurato che non mi accompagnerà mai più e in effetti poi mi è venuto in mente che in tutti i libri che ho letto sull’argomento si dice, non a caso, che il camminare deve essere solitario e meditabondo.comunque sono molto soddisfatta di me, delle mie scarpe che sono davvero leggere e comode tanto che sembrano addirittura camminare un po’ per conto loro, e del mio bel contapassi che quantifica i miei sforzi e mi gratifica.
ma non di sola campagna vive l’uomo, quindi domenica ci siamo concessi una gitarella a Fermignano , famosa per il Palio della Rana e altre sagre storiche ma soprattutto per i resti dell’antica cartiera e del lanificio.
un borgo piccolissimo e incantevole, in cui per caso abbiamo assistito alla raccolta delle testimonianze per la “capsula del tempo” che i cittadini hanno consegnato al futuro stabilendone l’apertura nel 2115 ( nemmeno troppo in là a parer mio !).
(le ultime due foto sono del Carlino)
dal centro di Fermignano all’agriturismo Cà Maddalena la strada è irta e impervia ma vale decisamente la pena di percorrerla.
soprattutto per una ragazza di città come me, che non aveva mai mai mai visto dei maialini così piccoli e teneri che ovviamente ci hanno rubato il cuore nonostante la discreta puzza.
il fine settimana non poteva che concludersi con una passeggiata sul mare, che però era particolarmente ventoso e freddo.
il clima ideale immagino per i signori che praticano questo sport a me sconosciuto e che affollavano la spiaggia e la riva con le loro belle vele colorate divertendosi un sacco.
a casa invece la serra è stata smontata e riposta e le mie piante hanno ripreso il loro posto d’onore nel portico.
sono arrivati dei nuovi gomitoli con cui ho già iniziato a produrre il poncho/scialle di Martina Behm Viajante e questo bel maglione, semplice e rosso, che si chiama Holly.
mi sono fatta anche una nuova collana, segno incontrovertibile che l’inverno che mi portavo dentro ha finalmente lasciato il posto ad una nuova stagione.
buona settimana di sole !
♥