rubrica: il libro sul comodino

premio-nobel-de-literatura-chileno-pablo-neruda-2013-03-22-57728avere una rubrica fissa nei blog è una cosa che va molto di moda e che mi piace assai.

vado pazza per lo yarn along, i this moment, il corner view e gli attimi di serenità.

e non è che non abbia provato anche io a mettermi di buzzo buono per aderire ad uno di questi progetti ma sono troppo incostante e imprecisa per riuscire a portarne avanti uno come si deve, soprattutto se si tratta di fotografie a tema.

nerudaepperò la rubrica la voglio anche io!

quindi ho deciso di inaugurarne una che non richiedesse troppi sforzi e che riguardasse qualche cosa che ogni giorno si intreccia alla mia vita in modo spontaneo.

romanzi e poesie sono la prima cosa che mi è venuta in mente.

pablo-neruda-ve-matilde-urrutiaNeruda è un poeta così popolare che non ha bisogno di introduzione.

l’ho amato moltissimo da ragazza, quando attraversavo il mio periodo comunista, poi l’ho perso di vista per molto tempo ma lo ritrovo ora, negli anni della maturità, e gli leggo dentro cose così diverse che mi consentono di sentirlo ancora vicino.

Matilde-Urrutia-and-pablo-neruda
le sue odi sono tra le mie poesie preferite.
mi piacciono tutte e tutte mi appartengono.

tra le meno famose ho scovato questa

ODE AI CALZINI

Mi portò Maru Mori
un paio di calzini
che lavorò con le sue mani
di pastora,
due calzini morbidi
come conigli.
In essi
misi i piedi
come in
due
astucci
tessuti
con fibre del
crepuscolo
e pelle di pecora.

Violenti calzini,
i miei piedi furono
due pesci
di lana,
due larghi squali
di azzurro ultramarino
attraversati
da una treccia d’oro,
due giganteschi merli,
due cannoni:
i miei piedi
furono onorati
in questo modo
da
questi
celestiali
calzini.
Erano
tanto belli
che per prima cosa
i miei piedi mi sembrarono
inaccettabili
come due decrepiti
pompieri, pompieri
indegni
di quel fuoco
ricamato,
di quei luminosi
calzini.

Tuttavia
resistetti
alla tentazione acuta
di custodirli
come i collegiali
preservano
le lucciole,
come gli eruditi
collezionano
documenti sacri,
resistetti
all’impulso furioso
di porli
in una gabbia
d’oro
e dargli ogni giorno
miglio
e polpa di melone rosato.
Come scopritori
che nella selva
si dedicano al rarissimo
cervo verde
allo spiedo
e se lo mangiano
con rimorso,
stesi
i miei piedi
e mi infoderai
i
bei
calzini
e
dopo le scarpe.

E qui sta
la morale della mia ode:
due volte è bellezza
la bellezza
e quello che è buono è doppiamente
buono
quando si tratta di due calzini
di lana
nell’inverno.

***
buon fine settimana

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