«Sin da ragazzo gli piaceva disegnare navi, vascelli alberati, cutter, brigantini, e più c’erano alberi e vele e sartie più godeva, specie a tratteggiare battaglie navali, le nuvolette che fanno i cannoni quando sparano.
– Mi piaceva disegnare il vento, – ha detto quasi commosso, come scoprisse qualcosa di sé che prima non sapeva. – Era un po’ come disegnare la libertà, la forza. La vita. Rendere visibile l’invisibile».
io a dirla tutta Salgari l’avevo sempre snobbato.
ricordo che quand’ero bambina andava di gran moda uno sceneggiato ispirato a Sandokan e i miei fratelli leggevano avidamente questi libri di avventure esotiche, le cui copertine mi apparivano troppo aggressive per una fanciulla estimatrice di Candy Candy e altre romantiche eroine.
avendolo taggato come scrittore di roba da maschi, Salgari è uscito definitivamente dai miei orizzonti letterari, salvo poi rientrarci in modo prepotente grazie a questo libro bellissimo che narra in forma romanzata la sua vita.
la vita di Salgari è stata una tragedia e in tragedia si è conclusa ma è stata anche un’esistenza carica di passioni, fantasie e amore per la famiglia.
era un sognatore puro, zeppo di contraddizioni e di tormenti e Ferrero ne traccia un ritratto indimenticabile, lasciando parlare coloro che con lui condividevano i giorni, le malinconie e le umiliazioni.
un libro straordinario come straordinario era l’uomo che racconta.
ne sono rimasta così folgorata da riuscire a fatica a rassegnarmi all’amarissima conclusione della sua vita e di quella dei suoi cari e non avevo cuore di lasciarli un’altra volta al loro destino, tanto che mi sono subito buttata su un’altra biografia.
incredibili sono poi le storie che corrono parallele a quella del protagonista e tra tutte mi piace ricordare quella di Alberto della Valle, geniale illustratore dei romanzi di Salgari, che reclutava l’intera famiglia a rappresentare le scene da riprodurre.
“Quando si è giovani si è già immortali e basta. Ci sono giorni che odio Sandokan, Yanez, Tremal-Naik, il Corsaro Nero proprio perchè continueranno a vivere senza di me. Io non posso più farli morire, neanche se voglio. Una volta non potevo perchè avevo bisogno di loro per raccontare nuove storie. Adesso sono così forti che possono fare a meno di chi li ha creati. Come i figli, lo stesso. Crescono, vanno per il mondo e tu per loro diventi un peso. Ti sopportano. Li sento che ridono di me, i personaggi, la notte. Stanno sul ballatoio e ridono. Si sono ribellati a quel vecchio mona del paròn.”
…l’ultima frase è triste…molto…mi hai fatto venire voglia di riscoprire qualche libro già letto e di vedere se riesco a reperire il libro che hai suggerito…buon fine settimana!
un abbraccio a tutti!
I libri di Salgari sono invece la grande passione della mia infanzia. Non tanto il ciclo di Sandokan, quanto il Corsaro Nero e i suoi seguiti.
Probabilmente, letti oggi, mi parrebbero ridondanti e retorici. Ma all’epoca facevano sognare la mia anima avventurosa.
Leggerò i libri che segnali, grazie!
se hai un reader te li passo volentieri !